Dispositivi di sicurezza degli operatori di magazzino
Dividiamo i dispositivi di sicurezza in 2 categorie: quelli atti a prevenire i rischi durante le operazioni di macchinari e quelli “personali”
Dispositivi a Protezione su Macchinari
Hanno lo scopo di evitare utilizzi accidentali di un macchinario e/o blocca il funzionamento in caso di eventi anomali.
Prendiamo ad esempio una pedana carico: c’è il rischio di schiacciamento, di caduta, di movimenti imprevisti di merce depositata sulla pedana che cambia inclinazione eccetera.
Il progettista di una pedana prevedrà:
- azionamento da parte di operatore collocato in zona sicura e con visibilità ottimale eventualmente utilizzando degli specchi posizionati all’uopo
- logica di funzionamento “uomo presente”: l’operatore deve tener premuto il pulsante per tutta la durata dell’operazione; se l’operatore rilascia il pulsante il movimento si interrompe anche se non è stata raggionta la posizione desiderata.
- pulsanti con dispositivi per evitare l’azionamento accidentale: ghiera di protezione e molla di contrasto calibrata
- dispositivo di segnalazione visivo (lampeggiante) ed acustico (cicalino) durante l’utilizzo
- un pulsante di emergenza “fungo” di colore rosso
Ogni rischio ulteriore verrà ridotto con nuovi accorgimenti: ad esempio se la pedana è installata a bordo di un veicolo e potrebbe trovarsi ad essere operata in aree non delimitabili da barriere fisiche con il rischio di essere transitate da parte di estranei alle attività. L’esperienza insegna che, mentre in caso di panico l’operatore potrebbe essere portato a continuare a premere quel pulsante che stava già premendo, se sta facendo la stessa operazione con due mani smette di premere almeno con una. In questi casi il progettista aggiunge un secondo pulsante e l’operatore dovrà usare entrambe le mani per tener premuti due pulsanti separati altrimenti la pedana non si muove; inoltre il doppio pulsante previene azionamenti involontari da parte di “curiosi”.
Altro esempio di dispositivi di sicurezza atti ad evitare l’utilizzo accidentale e/o bloccare l’utilizzo in caso di eventi anomali sono le barriere esse possono essere fisse (reti, griglie) o mobili (porte o aperture) o virtuali (sensori).
Normalmente il macchinario ha bisogno di una serie di consensi per operare. L’evento anomalo dell’apertura della barriera mobile viene rilevato da un c.d. microswitch: un sensore che nega il consenso al funzionamento della macchina mettendola in sicurezza. In passato questi sensori erano interruttori fisici mentre quelli moderni sono contactless che sono in grado di rilevare la presenza della chiusura senza subire false letture a causa di polvere, vibrazioni o variazioni delle condizioni ambientali.
Il sensore virtuale ha funzionamento opposto: nega il consenso se rileva la presenza di oggetti nell’area di controllo.
Con l’aumentare del rischio il macchinario viene equipaggiato di ulteriori sensori ridondanti.
Dispositivi di Sicurezza Personali
I dispositivi di sicurezza personali passivi, sono quelli che l’operatore porta su di sé durante le attività e possono essere i Dispositivi di Protezione Individuali come
- protezione fisica passiva: caschetto, guanti, vestiario, occhiali, scarpe, protezione acustica, imbrago, giubbetto ad alta visibilità eccetera
- protezione dell’ambiente di lavoro da contaminazioni provenienti dall’esterno: retina copri barba, camice, retina per capelli eccetera
ma anche i dispositivi “attivi” per il controllo dello stato di salute dell’operatore:
- misuratore di radiazioni
- misuratore di contaminanti
- monitor parametri
- sensore “uomo a terra”
Immaginiamo un magazzino che opera 24/7: durante il turno notturno il personale è ridotto e spesso gli operatori si perdono di vista per lunghi periodi. In caso di malore è indispensabile intervenire immediatamente allertando i soccorsi e ogni minuto è prezioso: il sensore “uomo a terra” è dotato di un accelerometro in grado di rilevare che la persona che lo porta è immobile, presumibilmente incosciente. In questi casi il sensore emette dei segnali audio-visivi richiedendo all’operatore di azionare una sequenza di pulsanti che equivalgono a “tutto bene” entro un periodo di tempo breve; in mancanza di risposta da parte dell’operatore nei tempi si presume che ci sia un’emergenza quindi il sistema comunica con la centrale che attiva i servizi di soccorso.
Questi dispositivi si definiscono come “attivi” in quanto sono in grado di trasmettere informazioni in tempo reale (se si tratta di dati sensibili andranno ovviamente gestiti in conformità con la Direttiva Europea 679 del 2016) e fornire informazioni a chi di competenza per intervenire immediatamente a tutela del lavoratore.
C.B. agosto 24